Exseat è un brand italiano che si occupa della realizzazione di borse e accessori ecosostenibili attraverso la rigenerazione dei tessuti provenienti dalle vecchie auto, riciclando parte dei materiali che solitamente andrebbero allo scasso. Sono felicissima quando incontro queste realtà sensibili all’ambiente, dove dietro c’è anche una grande cura del design. Oramai dovrebbe essere un concetto della nostra quotidianità, progettare pensando alla salvaguardia del nostro pianeta e loro lo stanno facendo con grande tenacia e dedizione. La seconda vita che viene data agli oggetti non è di categoria “B”, anzi rende ogni prodotto unico e frutto di una attenta ricerca.
Raccontateci un po’ di voi, chi c’è dietro Exseat e come nasce quest’avventura?
La storia di Exseat unisce due generazioni in un’azienda famigliare nelle Marche, a Monte Urano.
L’eccellenza di 40 anni di esperienza nelle calzature e pelletteria sta nelle mani artigiane, la spinta coraggiosa a fondare il brand indipendente sta nella passione determinata di Alice e Alessandro. Insieme curiamo la produzione nella filiera orgogliosamente locale, e ci impegnano affinché Exseat sia d’ispirazione per una sostenibilità che non sia solo riciclo, ma filosofia di vita a tutto tondo.
Questo progetto nasce dalla convergenza di diversi fattori che hanno caratterizzato il nostro vissuto. Uno su tutti, il forte sentimento di inadeguatezza verso le logiche del sistema moda tradizionale, dopo aver lavorato al suo interno per diversi anni. Da qui la forte volontà di uscire da un meccanismo di produzione che sta provocando danni irreparabili a livello sociale ed ambientale, e quindi la voglia di intraprendere un percorso creativo personale in un’ottica sostenibile.
Quando e come è nata l’idea di produrre borse ed accessori riciclati?
Ad inizio 2018 abbiamo iniziato a lavorare a questo progetto e la decisione di orientarci verso lo sviluppo di una collezione di borse, zaini ed accessori è risultata essere naturale per via dell’alta specializzazione del distretto in cui ci troviamo, incentrata proprio su calzature e pelletterie. Dall’altro, la scelta di sposare la filosofia dell’upcycling deriva dalla volontà di non incrementare ulteriormente la produzione di nuovi materiali, convinti che oggi sia essenziale anche occuparsi del fine vita di prodotti che non possono essere smaltiti facilmente.
Le vostre creazioni celebrano in un certo senso l’unicità, che significato ha per voi l’originalità?
Siamo partiti dalla consapevolezza che compiere azioni in chiave sostenibile è essenziale per preservare l’ecosistema e la vita su questo pianeta. A questo si aggiunge il grande fascino esercitato su di noi dalla nuova identità di un oggetto nato per la seconda volta, già carico di una sua storia e pronto per arricchirsi di nuovi valori.
In generale crediamo inoltre che nel processo di creazione c’è sempre bisogno di una buona dose di attenzione, curiosità e voglia di sperimentare.
Ogni pezzo è irripetibile: la combinazione di tessuti e nastri sempre diversa e il recupero degli scarti di lavorazione ispirano la creatività, il design dei modelli è autentico perché nuovo ma fedele alle linee originali del sedile, la cura dei dettagli è un gesto di rispetto amorevole verso l’accessorio e chi lo sceglierà.
Lavoriamo moltissimo su commissione e questo aspetto ci piace molto perché ci permette di portare il cliente nel retrobottega, parlare in maniera più tecnica del prodotto e del processo, costruendo insieme qualcosa di veramente unico, creato appositamente per lui.
Chi si occupa dell’idea di design e del prodotto?
Il design della collezione è fortemente caratterizzato dalla volontà di raccontare la storia del prodotto fin dalle sue origini, proprio per sottolineare una continuità nella narrazione.
I modelli sono stati studiati per restare fedeli alle linee del sedile dell’auto, con uno stile senza tempo che cerca di sfuggire ai rapidi meccanismi della moda attuale e capace di superare le tendenze stagionali.
Il nostro processo produttivo si svolge interamente in Italia, nelle Marche e ogni fase, dall’ideazione alla commercializzazione è curata direttamente dalla nostra azienda.
Abbiamo scelto di produrre localmente per creare un’opportunità di lavoro per la nostra comunità, avere una maggiore facilità di collaborazione con i nostri fornitori ed assicurarci al contempo che tutta la filiera sia sana e rispettosa dei propri lavoratori.
Sostenibilità oggi: cosa significa avere un approccio sostenibile nel campo della produzione.
La sostenibilità oggi per un’azienda è diventata sinonimo di redditività, quindi molte volte si abusa di questo termine senza essere consapevoli del suo significato profondo e reale.
Avere un approccio sostenibile significa essere innanzitutto responsabili e prendere le decisioni con buonsenso nei confronti di tutti gli attori che gravitano intorno alla vita dell’azienda e quindi del prodotto.
Si parte dalla scelta dei materiali, privilegiando quelli meno impattanti a livello ambientale, facendo attenzione anche ai processi produttivi che vengono attuati per produrli, ai trattamenti utilizzati, alle tecniche sviluppate per lo smaltimento e prendendosi cura della tipologia di packaging più idoneo per il confezionamento ed il trasporto.
Altra area di intervento è il rapporto corretto con i dipendenti aziendali e con la catena di approvvigionamento. In merito alla scelta dei fornitori abbiamo preferito selezionare tutte aziende del territorio per poter instaurare un rapporto umano di fiducia con loro ed assicurarci al contempo che adottino pratiche trasparenti e corrette nella gestione del proprio lavoro.
Non da ultimo, l’importanza di coinvolgere attivamente i consumatori nella vita aziendale ci permette di facilitare la trasmissione di molte informazioni, accrescere la loro consapevolezza e differenziarci dai competitors.
A vostro avviso in Italia si sta facendo abbastanza verso un approccio più green nel processo produttivo?
La transizione verso modelli produttivi più green non è affatto semplice perché implicano un cambiamento che prima di tutto deve essere culturale.
Non bisogna pensare agli investimenti in campo green solo per guadagnare punti in termine di reputazione o fiscali. Questi sono i benefici che si hanno in un’ottica di breve periodo, e non sono sufficienti a generare un cambiamento radicale. Bisogna modificare i modelli produttivi e questo implica un ripensamento già a partire dalla progettazione, per passare poi alla selezione dei materiali da utilizzare per arrivare a prendersi cura persino del fine vita e dello smaltimento del prodotto, qualora lo stesso non possa essere impiegato in altre attività.
Si stanno facendo passi in avanti, soprattutto negli ultimi anni, ma probabilmente non sono ancora sufficienti per affrontare questa sfida così grande.
Siete soddisfatti di ciò che avete realizzato finora?
Siamo una realtà artigianale ed in quanto tale contiamo molto sul nostro saper fare e sulle nostre risorse. Ci sono voluti ben due anni di studio e prove per mettere a punto il progetto ed abbiamo deciso di presentare la collezione solo quando eravamo soddisfatti del risultato raggiunto.
Sono tempi lunghi ma necessari quando si tiene al proprio lavoro e si vuole esser sicuri di fare la scelta giusta senza compromessi.
Quello che ci gratifica maggiormente sono i nostri clienti, coloro che ci scelgono per la prima volta, forse perché incuriositi da un progetto così inconsueto, e soprattutto da coloro che ritornano, contenti della scelta, del prodotto e del riscontro che hanno avuto dopo l’uso.
Ci sono stati momenti difficili durante il vostro percorso?
Ogni nuovo progetto ingloba in sé sfide ed opportunità, richiede perseveranza e dedizione, soprattutto davanti alle difficoltà che inevitabilmente si incontreranno lungo il percorso. Passione, competenza e voglia di mettersi in discussione sono essenziali per trasformare i punti di debolezza in opportunità da cogliere.
Nel nostro caso, il primo grande scoglio da superare è stato quello di trovare i partner giusti che credessero nel progetto e ne sposassero l’intento più nobile. Un’altra grande sfida è stata quella di capire come lavorare le tappezzerie e le cinture di sicurezza recuperate dalle autodemolizioni, anche perché non esiste una guida precisa da seguire quando si parla di upcycling. La gestione di spessori e consistenze diverse ha reso necessario l’acquisto di nuovi macchinari da utilizzare esclusivamente per la produzione di questa collezione. Da ultimo, e non meno importante, è lo step da compiere quando si imposta la strategia di comunicazione. Un prodotto ottenuto lavorando materiali di recupero non è sinonimo di economico per il solo fatto che il tessuto è rigenerato. Fondamentale è quindi il coinvolgimento del pubblico finale nel raccontare la storia del prodotto. Permettere di spiare il dietro le quinte, mostrare una filiera sana e rispettosa dei propri collaboratori, rendere l’acquirente protagonista del processo di creazione attraverso l’offerta di prodotti personalizzati, sono solo alcuni delle buone pratiche da attuare per far comprendere il reale valore del manufatto.
Cosa faresti in maniera differente?
Il vantaggio di gestire l’intero processo internamente all’azienda ci da la possibilità di curare personalmente ogni fase e migliorare molto da un punto di vista tecnico, ma questo spesso causa dei rallentamenti evitabili se invece decidessimo di esternalizzare attività che non sono proprio in linea con la nostra specializzazione.
Bisogna sempre valutare benefici e rischi, ma finora i secondi sembrano ancora prevalere dato che non si tratta di un progetto con una lunga storia alle spalle.
Avete un sogno nel cassetto o un progetto che vorreste realizzare?
In futuro vorremmo estendere l’impiego di questi tessuti recuperati alla produzione di oggetti appartenenti ad altri settori merceologici perché crediamo abbiano un grande potenziale in termine di resistenza e versatilità e si potrebbero prestare bene anche per altre applicazioni.
Ci auguriamo inoltre che sempre più persone ed aziende possano sposare la filosofia dell’upcycling sia per i benefici che ne derivano da un punto di vista ambientale, ma anche per le grandi possibilità che offre: la fantasia può sentirsi libera di sperimentare nuovi materiali e forme inconsuete, senza compromessi.
• EXSEAT •
Ringrazio Alice e il suo team per la testimonianza, il grande impegno nonché la passione che mettono nel loro progetto. Non resta che salutarci e come al solito vi lascio la gallery con alcuni dei loro lavori .
Lasciatevi ispirare dalla galleria fotografica